Paolo Patui
Ci si saluta. A volte si tratta di un gesto convenzionale, ovvio, del tutto priva di conseguenza. Altre volte no. Certe volte saluti una persona e sai, eccome se lo sai, che sarà per l’ultima volta, perché quella persona se ne andrà in un altro luogo della terra troppo lontano, oppure se ne andrà chissà dove e comunque per sempre. Altre volte non lo sai e quel saluto distratto e -appunto- convenzionale, avrebbe invece potuto essere così diverso, così definitivo solo ad aver saputo che sarebbe stato l’ultimo. Ma la vita certe cose non te le fa sapere: nel male come nel bene: perché altre volte incontri persone che pensavi di non poter più incontrare, che ti capitano dinanzi all’improvviso, tra le braccia senza che tu lo sappia, e che ti sorridono felici dinanzi alla sorpresa sbalordita dei tuoi occhi. Saluti di ogni tipo, fissati in pagine di letteratura famose e anche no, lette da Paolo Patui e sottolineate dal pianoforte di Juri Dal Dan, pianista delicato e struggente che ha visto premiato il suo recente Solitudini come uno dei migliori dischi jazz italiani del 2012. Una serata di letture dove i sentimenti e le emozioni diverranno voce e musica e vita.
Le letture:
Nessun Dolore da Undici Solitudini di R. Yates; Morgante di L. Pulci; Chi Cerca Trova dai Sonetti di G.G. Belli; Abdul da Si Fa Presto A Dire Pirla di P. Rossi; Barone Rampante di I. Calvino; Due Vecchi da Casa D’altri di S. D’Arzo; In Piena Facoltà di S. De Matteis; Io Non Salutavo di P. Patui.